Kogitsune (Xia Xia Lake, self-published, 2018. Translation, Kogitsune. La piccola volpe, 2019. Reproduced with permission from the author)
A yellow flower brushed his cheek. He pushed it away but it kept finding its way back. I chuckled.
“What?”
I cleared my voice. “You should dry your clothes, or you will get sick.”
“What I should do is find the Inari god.”
No humans ever found the Inari god. If I told him the truth, he would leave dejected and never return, and I wanted to see him again and speak more about swords. I had an idea.
“Listen, the Inari god does not show himself to everyone. You have to earn his attention.”
He perked up. “How do I do that?”
“See the glen on the other side of the trees? There is an old gnarly cedar there which he visits from time to time. Build a shrine for him close to the tree, and I am sure you will meet him one day.”
“But how do I build it?”
I grinned. “You will think of something.”
“Hmm…”
The lake became silent and I knew Father was with us. “You should go before it gets too dark. You don’t want to meet another ayakashi, do you?”
I watched him disappear in the distance. He turned a couple of times to wave at me. I waved back, unable to hide my smile. He was barefoot, his sandals deserted in the lake. I took them and hid them behind my back.
“What are you doing, Kogitsune?” My father’s voice was cold and made me shiver in my human clothes. I dispelled the illusion, returning to my real self.
“Making a new friend, Father.”
He grunted. “He will disappoint you. Humans are fickle. They can’t be trusted.”
“Then I will learn the lesson of disappointment. Don’t worry about me, Father. I am old enough. I can handle myself.”
“Perhaps.” He eyed the wooden sandals. Silence seeped into my heart. He wasn’t pleased. “What was he doing all alone on the mountain?”
“Searching for you. He wants to become the greatest swordsmith that ever lived.”
“Of course he does.” He sighed. “And he’s now going to build me a shrine for it. Kogitsune, we don’t bless humans with exceptional powers. The skill is either in them, or not.”
“Yes, but he doesn’t need to know that, does he?”
I sensed my father’s searching gaze on me. “Are you lonely? Is that why you are doing this?”
I said nothing.
Un piccolo fiore giallo gli accarezzò una guancia. Lo spinse via, ma il fiore continuava a tornare indietro e mi fece sorridere.
“Che c’è?”
“Devi asciugarti i vestiti o finirai per prendere un malanno.” Dissi schiarendomi la voce.
“Quello che devo fare è trovare il dio Inari.”
Nessun umano era mai riuscito a trovare Inari. Se gli avessi detto la verità, se ne sarebbe andato demoralizzato per non tornare mai più. Io invece volevo rivederlo e parlare ancora di spade. E così, mi venne un’idea.
“Ascolta, il dio Inari non si mostra a tutti. Devi guadagnarti la sua attenzione.”
Si rianimò. “E come posso riuscirci?”
“Vedi la valle dall’altro lato degli alberi? C’è un vecchio cedro che il dio Inari visita di tanto in tanto. Costruisci un altare in suo onore vicino a quell’albero e sono certo che un giorno riuscirai a incontrarlo.”
“Ma come posso fare a costruirlo?”
Gli sorrisi. “Ti verrà in mente qualcosa.”
“Be’…”
Il lago era diventato silenzioso e io sapevo che Otousan era lì con noi. “Sarà meglio che tu vada a casa prima che diventi troppo buio. Non vorrai incontrare un altro ayakashi, no?”
Lo guardai scomparire in lontananza. Si era girato a salutarmi un paio di volte e io avevo risposto al suo saluto senza riuscire a nascondere il mio sorriso. Era scalzo, i suoi sandali giacevano dimenticati nel lago. Li presi e li nascosi dietro la schiena.
“Che stai facendo, Kogitsune?” La voce di mio padre era fredda e mi fece rabbrividire nei miei vestiti da umano. Ruppi l’incantesimo, riprendendo la mia vera forma.
“Stavo facendo una nuova amicizia, padre.”
Mi rispose con un verso. “Ti deluderà. Gli esseri umani sono volubili. Non ci si può fidare di loro.”
“Se è così, imparerò il significato della delusione. Non preoccuparti per me, padre. Sono abbastanza grande. Posso cavarmela da solo.”
“Forse.” Diede uno sguardo ai sandali di legno. Il mio cuore venne invaso dal silenzio perché mio padre non era contento di me. “Che ci faceva tutto solo sulla montagna?”
“Ti cercava. Vuole diventare il più grande forgiatore di spade mai vissuto.”
“Ma certo.” Disse con un sospiro. “E costruirà un altare in mio onore per ottenere il mio favore. Kogitsune, noi non doniamo capacità eccezionali agli esseri umani. Il talento deve già essere in loro.”
“Lo so, ma non c’è bisogno che lo sappia anche lui, no?”
Mi sentii addosso lo sguardo indagatore di mio padre. “Ti senti solo? È per questo che lo stai facendo?”
Non dissi nulla.